L’interesse verso Bitcoin, criptovalute e la fantomatica Blockchain è in aumento, complice l’incremento di prezzo del singolo bitcoin e della sempre maggiore presa di coscienza da parte dei vari settori della ricerca, del privato e della stampa. Il fud si riduce, l’interesse e la ricerca aumentano (anche se quest’ultima non si è mai fermata) e con essi emergono nuove opportunità di fregare il prossimo.

E dopo le altcoin con la blockchain 2.0, quelle mai viste (alla Multive….) che sono passate direttamente alla 3.0, gli algoritmi del 6% di interesse al giorno, le ICO, la blockchain + AI 4.0 come fosse Antani, e le IPO – ho sicuramente dimenticato qualche geniale fregatura in questo minuscolo elenco – ecco i “corsi per diventare esperti di Blockchain“!

Ad alcuni è già successo, ad altri non ancora, sta di fatto che verrete bombardati da promozioni di corsi per diventare esperti di Blockchain perché “tante aziende cercano esperti nel settore”.

Lasciate che vi dia le seguenti informazioni.

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Qualcuno, come il caro leader …ehm presidente Trump, dice che i bitcoin sono creati dal nulla (in inglese out of the thin air).
In molti, sostenitori di questa tecnologia, si affrettano a rispondere che non è vero, ma io, con schiettezza vi dico: “sì è vero, sono creati dal nulla. Esattamente come i dollari!”

Dov’è dunque la differenza?

In primo luogo la difficoltà nel produrli: se è vero che “stampare” dollari è relativamente semplice (gli istituti di credito possono immettere nuovo denaro senza avere una controparte di carta) è altresì vero che “stampare” nuovi bitcoin è estremamente difficile, perché occorre una potenza di calcolo così elevata che nessun computer domestico può riuscirci.
In secondo luogo la prevedibilità:
è possibile prevedere quando la Fed alzerà o abbasserà i tassi e quando le banche immetteranno sul mercato nuovi dollari?
La risposta è ovviamente no. L’inflazione è dunque incontrollata e basata su scelte politiche.
È possibile sapere quanti bitcoin verranno minati diciamo il 31 dicembre 2036? Certo che sì!
Bitcoin è un sistema monetario basato sulla matematica, non su scelte politiche, quindi so che il 31 dicembre 2036 verranno minati 0,390625 bitcoin ogni 10 minuti circa.
Questa si chiama in gergo “controlled supply“, e comporta un’inflazione controllata.

Ci sono poi altre differenze tra Bitcoin e Dollaro:
ad es. il primo è transnazionale e gestibile direttamente dagli individui, il secondo è soggetto a limiti ed embarghi e, nel caso di trasferimenti transnazionali (o interni a uno stesso Stato ma digitali) gestito da una terza parte di “fiducia” (la banca o una corporazione privata autorizzata).
Un’ulteriore differenza, non molto sottolineata, è che i dollari di carta sono utilissimi per tirare cocaina una volta arrotolati, cosa che non si può fare con Bitcoin. Un punto di demerito per BTC, non adatto a questo tipo di attività.


La decentralizzazione di un sistema monetario non è data dalla quantità di persone che usano la sua moneta ma dalla quantità di entità individuali che lo gestiscono.
Per questo motivo il Dollaro non è decentralizzato, pur essendo attualmente la moneta più utilizzata al mondo, mentre il Bitcoin è il sistema monetario più decentralizzato, avendo il maggior numero di full node attivi, il più alto numero di sviluppatori e il più alto consenso degli utilizzatori intesi come la somma degli utenti “light” (che non hanno un loro nodo), degli utenti “full” (che hanno almeno un full node non pruned attivo) e dei minatori.

E tu cosa ne pensi?
Scrivi nei commenti la tua opinione in merito.




This is a (not well done) translation from the italian post “La Blockchain non esiste“.

We hear more and more often people talking about “the Blockchain”: the blockchain for voting, the blockchain for the production chain, the thousand uses of the blockchain.
As if it were an entity, as if it were the Internet or the Web.
Politicians, opinion leaders, TV presenters, started talking about it and they have already begun to polarize the public opinion, as if it were the umpteenth political instrument at the service of this or that electoral campaign.
Here I offer you your daily shock: “the Blockchain” does not exist.
Or rather, it’s not what you think.

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Si sente sempre più spesso parlare di blockchain: la blockchain per le votazioni, la blockchain per la filiera produttiva, i mille usi della blockchain.
Come se fosse un’entità a sé stante, come se fosse Internet o il Web.
Hanno iniziato a parlarne politici, opinionisti, presentatori tv, e hanno già iniziato a polarizzare l’attenzione del pubblico, come se si trattasse dell’ennesimo strumento politico al servizio di questa o quella campagna elettorale. C’è anche chi ha iniziato a scrivere “il blockchain”, spingendomi a insultare “i loro” madri, ogni volta che leggo certe oscenità.
Ecco che vi offro il vostro shock quotidiano: “la Blockchain” non esiste.
O meglio, non è ciò che pensate.

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La corsa all’oro digitale è ormai cominciata da qualche anno, anzi si può dire che negli ultimi mesi abbia iniziato a rallentare; da quando il valore di Bitcoin è passato da circa 20000 USD agli attuali 6-7000, lo slancio iniziato alla fine 2017 e che ha coinvolto tanti nuovi potenziali utilizzatori che mai prima di quel momento avevano sentito parlare di Bitcoin e cryptovalute, pare aver subito una bella batosta.

Nonostante ciò, sul territorio italiano, l’installazione di ATM, macchinari che permettono la conversione di valute fiat come l’euro in Bitcoin, non si è arrestata ma al contrario è aumentata. Pare che anche alcuni centri commerciali abbiano iniziato ad averli al loro interno.

Sembra tutto positivo per la diffusione del Bitcoin, giusto?

Ecco, io sostengo che invece… non dovremmo avere ATM Bitcoin (non per il momento)!

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