Perché non dovremmo avere ATM di Bitcoin

La corsa all’oro digitale è ormai cominciata da qualche anno, anzi si può dire che negli ultimi mesi abbia iniziato a rallentare; da quando il valore di Bitcoin è passato da circa 20000 USD agli attuali 6-7000, lo slancio iniziato alla fine 2017 e che ha coinvolto tanti nuovi potenziali utilizzatori che mai prima di quel momento avevano sentito parlare di Bitcoin e cryptovalute, pare aver subito una bella batosta.

Nonostante ciò, sul territorio italiano, l’installazione di ATM, macchinari che permettono la conversione di valute fiat come l’euro in Bitcoin, non si è arrestata ma al contrario è aumentata. Pare che anche alcuni centri commerciali abbiano iniziato ad averli al loro interno.

Sembra tutto positivo per la diffusione del Bitcoin, giusto?

Ecco, io sostengo che invece… non dovremmo avere ATM Bitcoin (non per il momento)!

Un’affermazione da vero conservatore; già vedo molti arrabbiarsi, ma lasciate che vi spieghi il mio punto di vista.

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Il Bitcoin è pronto? Ma soprattutto, l’utente medio lo è?

Il Bitcoin ha quasi dieci anni. Sembrano un’eternità nel mondo dell’informatica ma è una tecnologia intrinsecamente lenta: il Bitcoin infatti necessita di uno sviluppo lento, guidato dal consenso. Qualunque modifica, soprattutto se dirompente come ad esempio l’integrazione di Segwit, deve avere l’appoggio della community, ossia dei minatori, dei nodi e degli utilizzatori. Quando questo consenso viene meno se va bene il nuovo protocollo viene abbandonato, se va male si crea un fork, come è successo con Bcash.

Vi invito a prendere visione dell’articolo di Alberto De Luigi La battaglia per Bitcoin: una partita a scacchi lunga 6 mesi per comprendere come funziona il consenso su Bitcoin.

Perché questo preambolo?
Perché Bitcoin sta affrontando in questi mesi una questione cruciale per far sì che possa essere utilizzato globalmente come moneta di scambio: la scalabilità. Bitcoin può infatti supportare attualmente circa 7 transazioni al secondo, un numero ridicolmente basso se pensiamo che Visa ne processa migliaia al secondo. Inoltre le fee, ossia le commissioni per ogni transazione, sono ancora troppo alte: non possiamo spendere 5 euro in commissioni per un caffè che ne costa 1!

Pensare di mettere in mano all’utente medio un sistema così lento e costoso non farebbe che allontanare quest’ultimo.

Ecco dunque arrivare in soccorso a Bitcoin un second layer, una rete che permette di scalare e quindi di processare centinaia di migliaia, se non addirittura milioni, di transazioni al secondo fuori dalla blockchain: il Lightning Network. Questo nuovo livello è già attivo ma è in fase di consolidamento. Abbiamo bisogno di tempo per creare una rete in grado di soddisfare i bisogni dell’utenza e di coprirne i costi, quindi abbiate un po’ di pazienza!

Le commissioni degli ATM

Quando andiamo a versare gli euro in uno sportello ATM per ottenere in cambio dei satoshi (frazioni di bitcoin), mediamente paghiamo una commissione pari al 10% dell’importo versato. Il 10%!

Il mantenimento dei macchinari sicuramente non è economico e le commissioni della rete Bitcoin sono ancora elevate, seppur scese di molto da quando è stato attivato Segwit; non credo però che tutto ciò giustifichi una commissione pari a un decimo dell’importo richiesto.

Commissioni così alte non solo tengono lontano l’utente già interessato alle cryptovalute, che cerca così metodi alternativi per acquistare bitcoin, ma svolgono anche una pubblicità negativa verso i potenziali utilizzatori di Bitcoin che non conoscono i suddetti metodi alternativi d’acquisto.

Alternative

Ci sono delle alternative all’utilizzo degli ATM.

Innanzitutto bisogna specificare che chi sceglie un ATM non lo fa per la maggior riservatezza; al contrario, vengono richiesti documenti e a volte addirittura una scansione palmare per poter versare del denaro presso uno sportello. Quindi, a parità di mancanza di riservatezza, tanto vale acquistare BTC, utilizzando una carta prepagata o un bonifico bancario, su servizi online quali ad es. Changelly o Coinbase.

Non fraintendetemi.

L’idea di portare il Bitcoin nei negozi per acquisto di prodotti o cambio con fiat può essere vincente, quello che sostengo è che deve essere anche economicamente sostenibile e soprattutto utile al consumatore e all’esercente!

Questo è uno dei motivi per cui sostengo la soluzione di Pundi X, che riduce drasticamente le commissioni (che scendono all’1%), e le restituisce in parte al commerciante, che ha dunque un incentivo a mantenere attivo il servizio.

Attendere qualche mese, in attesa che escano dei wallet che supportano Lighting Network e dei servizi analoghi a Pundi X, sarebbe comunque la cosa più logica da fare.

Immaginate di recarvi in un negozio che possiede un POS di Pundi X o di un servizio competitore: fate i vostri acquisti in euro, cambiate il resto in BTC e lo inserite nel vostro wallet che supporta Lightning. Basterà recarvi in un qualunque negozio che accetta pagamenti tramite Lightning e, anche se quest’ultimo non svolge il servizio di cambio euro/BTC, pagare con il vostro wallet direttamente e istantaneamente su quello dell’esercente. E tanti saluti ATM!

E tu cosa ne pensi? Ritieni gli ATM indispensabili alla diffusione del Bitcoin? Fammi sapere il tuo punto di vista commentando qui sotto!


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